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Sono varie le cause che possono comportare dolori alle gambe e stanchezza oggi approfondiremo uno dei più comuni ovvero la lombosciatalgia o sciatica che dir si voglia.

Già dalla definizione si può intendere che sciatalgia sta per dolore e infiammazione nel decorso del nervo sciatico cioè quel nervo che origina dal tratto lombo sacrale e decorre dal bacino all’intera gamba fino al piede ed è il nervo di dimensione maggiore presente nel nostro corpo con importanti funzioni sia motorie che sensitive.

Data la sua origine a livello dei metameri vertebrali lombari e sacrali viene da sè che una problematica a tale livello può scatenare la sintomatologia come ad esempio un ernia o un evento protusivo in grado di comprimere il nervo e quindi alterarne la funzione ma interessante è sapere che statisticamente questa condizione si presenta solo nella minoranza dei casi infatti spesso tale nervo viene compresso lungo il suo decorso, soprattutto a livello pelvico.

Parliamo in questo caso di sindrome da intrappolamento è una delle più riscontrate e la famigerata sindrome del muscolo piriforme, un muscolo che anatomicamente origina dai forami sacrali per inserirsi sul troncantere maggiore del femore a livello dell’anca, al di sotto di questo muscolo decorre appunto il nervo sciatico in una piccola percentuale di soggetti addirittura si insinua tra le fibre di tale muscolo per cui pensiamo a quanto possa essere facilmente compromesso.

Detto ciò spero si sia potuto comprendere quanto le sfera lombo sacrale e pelvica possano influenzare e comportare problematiche alle gambe e proprio nella pelvi ritroviamo organi importanti relativi all’apparato uro genitale che anch’essi a loro volta possono generare ed esercitare tensioni fino a compromettere lo stesso nervo sciatico ma di questo ne discuteremo in un altro contenuto specifico.

I sintomi dei dolori alle gambe e stanchezza

Ora veniamo a i sintomi che possono comportare tali problematiche sicuramente il sintomo cardine è dolore alla parte posteriore della gamba che esordisce dalla natica ma può interessare la gamba fino al tallone e in genere ultime 2 dita del piede, può comparire sensazione di parestesia quindi formicolio, deficit di forza muscolare, bruciore, torpore e dolore maggiormente di tipo trafittivo; tutti sintomi legati all’alterato trofismo e conduzione del suddetto nervo.

Il paziente fa fatica a tenere alcune posizioni che gravano sul conflitto aumentandone i sintomi come tenere la stazione eretta o guidare l’auto anche di notte i sintomi spesso sono presenti alterando in modo serio la qualità della vita nei pazienti affetti.

In che modo interviene l’osteopatia?

L’osteopata innanzitutto ascolterà il paziente ponendogli una serie di domande specifiche al fine di risalire alla possibile causa che come abbiamo potuto intendere da quanto detto sopra non sempre risulta chiara anzi.

Ti ricordo che se vuoi capire di più sull’osteopatia puoi, visitare la mia pagina apposita sul trattamento osteopata.

La fondamentale anamnesi iniziale lascerà poi spazio alla valutazione funzionale mediante dei test specifici sia neurologici che osteopatici con lo scopo di completare il quadro clinico, ebbene premettere che qualora dalla visita emergano indicazioni di patologie radicolari “acute” a carico della colonna vertebrale l’osteopata avrà cura di informare il paziente e invitarlo a consultare lo specialista opportuno.

Di conforto può essere sapere che tali condizioni come già discusso prima rappresentino in percentuale una minoranza di casi.

Laddove non ci siano limitazioni e/o controindicazioni al trattamento l’osteopata procederà approcciando i distretti disfunzionali con tecniche non invasive lenendo le tensioni fasciali nell’area toraco lombare e pelvica, si concentrerà principalmente sul decorso del nervo sciatico liberando eventuali fissazioni per poi rimodularne la conduzione attraverso un lavoro concettualmente definito di “neurodinamica” infine si promuoverà la mobilità articolare sacro iliaca e dorso lombare rilanciando la corretta funzione.

In alcuni casi è possibile coadiuvare la terapia fisica strumentale a supporto sfruttando gli effetti diatermici e fibrinolitici, elettromedicali quali tecarteria e ultrasuonoterapia sono particolarmente indicati in tali condizioni.

Conclusioni 

In ultimo ma non meno importante è consigliare al paziente l’attività fisica per poter migliorare il trofismo muscolare, la funzione neuro muscolare e soprattutto circolatoria, elementi indispensabili per un corretto stato di salute e benessere che del resto, ritornando all’attività fisica, dovrebbe essere punto cardine di ogni individuo.

“La vita è movimento, il movimento è vita”